Identificato il dinamitardo di Brindisi:interrogato il fratello

Brindisi: Usufruiva di una pensione di invalidità e per arrotondare riparava televisioni. Questa la vita del terrorista prima che qualcosa avvenisse nella sua realtà, tale da persuaderlo a commettere una tentata strage con finalità terroristica, facendo esplodere tre bombole del gas davanti all’istituto professionale Morvillo Falcone.

Nella sequenza video che lo riprende, pare che l’uomo prema un bottone e dopo l’esplosione si defili con la mano offesa nella tasca, in una singolare andatura claudicante. L’attentatore che quel giorno indossava dei pantaloni chiari sotto un giacchetto nero, pare sia stato individuato definitivamente e adesso rientra nella lista dei ricercati.

È stato interrogato suo fratello, messo sotto torchio e adesso si starebbe verificando l’alibi.

“Avevamo un grosso vantaggio e forse l’abbiamo un po’ perso” afferma Pietro Grasso, spiegando la penalizzazione relativa alla divulgazione delle notizie sul caso che prima erano unicamente in mano agli inquirenti, “ma -chiarisce- e’ anche giusto che siano rasserenati i cittadini: non brancoliamo nel buio”.

Il procuratore nazionale antimafia infine conclude “Una volta esclusa l’ipotesi di un movente personale nei confronti di una sola delle vittime, non c’e’ dubbio che qualsiasi altra ipotesi ha un effetto intimidatorio, sia che il gesto provenga da un singolo isolato, sia da un pazzo, sia da un’organizzazione eversiva, sia dalla mafia o dalla Sacra Corona Unita. Quindi, in ogni caso l’effetto e’ terroristico-intimidatorio generale”.

Oggi in concomitanza con il centrato obbiettivo di identificazione dell’uomo ripreso dalle telecamere di sorveglianza vicino l’istituto professionale Morvillo Falcone, si è aperta l’omelia ai funerali di Melissa Bassi, la studentessa uccisa da una mano che difficilmente riuscirà a ripulirsi del suo sangue, con un’esortazione affiche’ gli autori dell’attentato alla scuola di Brindisi si costituiscano perché “ è meglio una punizione della giustizia umana, che rimanere in una falsa libertà”.

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