Usa: rischio tatuaggi, l’inchiostro è infetto

Cosa non si farebbe oggi per migliorare il nostro aspetto, sentirsi sulla cresta dell’onda, o anche ricordare una persona cara? Negli ultimi 10 anni c’è stato un boom della tatoo mania, basta solamente guardarsi intorno sulle spiagge e noteremo che più del 60% dei bagnanti ha almeno un tatuaggio, piccolo o grande che sia.

Le tecniche dei tatuatori si sono affinate nel corso degli anni, migliori tecniche, migliori condizioni igieniche.. ma proprio così non sembra negli Usa, dove in agosto si è diffusa la notizia di un batterio nell’inchiostro, la M.chelonae, appartenente alla famiglia dei nontuberculous Mycobacteria (Ntm), che porterebbe a insufficienza polmonare, infezioni alle articolazione e problemi alla vista. La Food and Drug administration ha lanciato l’allarme quando tra il 2011 e il 2012 il numero di casi di infezioni è salito enormemente, tra i più colpiti rientravano coloro che avevano un tatuaggio.

I casi segnalati riguardavano 19 persone di Monroe County, nello stato di New York, tutte rivoltesi allo stesso tatuatore, e ancora a Washington, nell’ Iowa e in Colorado.

La maggior parte delle infezioni deriva dall’uso di inchiostro infetto: nonostante i tatuatori usino strumenti sterilizzati, il problema permane nella vernice, che però arriva ai tatuatori in contenitori totalmente sigillati. Si è scoperto, infatti, che il problema  riguarda proprio il processo di realizzazione dell’inchiostro, lì avviene la contaminazione:  a causa di cattive condizioni igieniche questo viene intaccato dai batteri non tubercolari, per contatto con  ingedienti contaminanti come i pigmenti, l’acqua o la glicerina.

I casi registrati hanno portato alla luce che solo determinate marche di inchiostri presentano questo problema. Le vernici colorate sono quelle più a rischio, in queste infatti possono essere presenti anche funghi e muffe. Le infezioni possono essere difficili da diagnosticare e possono richiedere tempi molto lunghi, se prese in tempo, comunque, possono essere curate con semplici antibiotici.

In Italia la situazione è ancora sotto controllo, Massimo Papi, responsabile dell’unita’ operativa delle ulcere cutanee dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma, afferma che i casi relativi alle infezioni sono ancora limitati all’1-2% a impetigine e verruche. Le più frequenti (5%) sono le dermatiti da contatto e le reazioni allergiche al pigmento usato nei tatuaggi.

Il messaggio comunque appare chiaro: prima di decorare il nostro corpo, informarsi sulle condizioni igieniche e non affidarsi assolutamente a tatuatori occasionali, meglio spendere un po’ di più e mantenersi in salute piuttosto che prendere un’ infezione in sconto.

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