Tre anni fa cadeva Hosni Mubarak

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Le dimissioni di Hosni Mubarak

Dal 12 Febbraio 2011 L’Egitto è un paese libero dal dispotismo di Hosni Mubarak che per trent’anni aveva tenuto l’Egitto stretto in pugno.  Mubarak si dimette infatti dopo le violente proteste che per un mese avevano completamente bloccato Il Cairo e che avevano visto piazza Tahrir diventare il campo di battaglia tra forze armate governative e giovani manifestanti.

I focolai della primavera araba

il 18 dicembre 2010 l’atto di protesta del tunisino Mohamed Bouazizi: si dà fuoco davanti all’ufficio del governatore di Ben Arous. L’atto scatena le proteste e il malcontento celati da anni, il gesto estremo dell’ormai eroe nazionale accende tutto il mondo arabo dando inizio a quello che i media hanno ribattezzato primavera araba. Il presidente tunisino Ben Ali dà le dimissioni a fine dicembre e questo accende un lume di speranza nei paesi che aspirano alla democrazia.

Il fermento arriva a gennaio 2011 anche in Egitto a gennaio del 2011, la patria indiscussa di Mubarak, che per anni aveva mantenuto un regime dispotico, aveva imposto la legge marziale, abolito la libertà di stampa e privatizzato la maggior parte delle imprese egizie e manipolato le elezioni democratiche per garantire la continuità del suo mandato. Un anno dopo, il 6 febbraio 2012, Hosni Mubarak viene  condannato all’ergastolo con l’accusa di non aver fatto nulla per prevenire e fermare l’esercito e le forze di sicurezza egiziane che hanno sparato deliberatamente sui manifestanti durante la rivoluzione dello scorso gennaio, durante la quale morirono circa 850 egiziani. Sulla testa dell’ex presidente egiziano e dei suoi due figli grava anche l’accusa di corruzione e abuso di potere.

Le proteste

La condanna di Hosni Mubarak da parte del tribunale del Cairo è una sentenza epocale: per la prima volta un leader arabo viene giudicato e condannato dal proprio popolo dopo le insurrezioni. Le rivolte si accendono nello stesso periodo tra febbraio e marzo anche in Libia, che il 20 ottobre 2011 vede la morte del dittatore Muammar Gheddafi, e anche in Siria, che tutt’oggi è inginocchiata da una feroce guerra civile tra i manifestanti e l’esercito del despota Bashar al-Assad.

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