Tilikum e la dura realtà della cattività

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La cattività che porta alla follia

Il video in questione, The orca awareness project, può essere trovato sull’omonimo blog a questo link e mostra come la gioia di una piccola bimba di fronte a una maestosa orca assassina, tenuta in cattività in una vasca non abbastanza grande, faccia nascere una paura di sentirsi in trappola nella piccola spettatrice.  La bimba riconosce quanto sarebbe meglio e più suggestivo poter osservare la sua grande amica che nuota in mare aperto con la sua famiglia, da un’alta rupe, in un luogo davvero bello e magico.

Questo piccolo lavoro di animazione porta nuovamente sotto lo sguardo dell’opinione pubblica la storia di diversi esemplari di grandi mammiferi acquatici costretti alla cattività: alcuni sono diventati più famosi di altri, ma questo non vuol dire che le loro storie siano diverse. I parchi acquatici sono purtroppo ancora molti e offrono per diverse cifre un intrattenimento che mira a mostrare come l’uomo sia in grado di interagire con questi grandi animali senza rischio e con grande maestria. Questo luoghi nascondono un aspetto crudele, se ti interessa leggi qui la storia dell’orca Morgan.

Chi di noi non è mai stato in un delfinario? O abbia almeno una volta visto uno spettacolo del genere alla TV, ne abbia letto o visto dei filmati? Sembra tutto così naturale e bello, agli occhi dei bambini è un sogno: non ci mostrano però la dura vita di questi animali, costretti prima di tutto a una prigione forzata senza aver commesso alcun crimine. Molto spesso i ritmi di allenamento degli animali sono durissimi e lasciano poco tempo al riposo e alle loro attività naturali, senza contare che sono del tutto fuori dalle loro abitudini. Molto spesso gli animali soffrono di gravi attacchi di panico e stress continuo fino ad arrivare a tentare un gesto estremo: sono famose le immagini di orche o delfini che tentano di staccare coi denti pezzi di cemento dalla loro vasca o prendono a colpi ripetutamente il vetro che li separa dalla libertà. In questa cornice si inserisce la storia, forse non troppo conosciuta in Italia, dell’orca maschio Tilikum, famosa invece negli Stati Uniti.

La storia dell’orca Tilikum

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Questa storia inizia parecchio tempo fa, nel 1983, quando Tilikum, alla tenera età di due anni, viene catturato a largo delle coste dell’Islanda e portato nel parco di Sealand of the Pacific, oggi chiuso, nei pressi di Vancouver. Qui Tilikum era vittima della gerarchia già stabilita tra le altre orche presenti nella vasca (cosa spesso sottovalutata dai proprietari dei parchi) e sottoposto a grande stress. È in questo luogo che Tilikum inizia a diventare protagonista della cronaca nera, quando trascina in piscina e annega, insieme alle altre due orche che vivevano con lui, una giovanissima biologa impiegata.

In seguito a questo avvenimento Tilikum fu trasferito nel famoso parco di SeaWorld, Orlando, in Florida.

Tilikum non cessò di esibirsi e dopo poco tempo, circa sei anni dopo la morte della biologa, un’altra tragedia si consumò nella sua vasca quando un giovane, elusa la sicurezza, riuscì a restare chiuso nei pressi della piscina e trovò la morte in seguito a numerosi traumi causati probabilmente da delle vere e proprie percosse da parte dell’animale. Nel 2010 ci fu una terza vittima : un’ allenatrice che trovò la morte di fronte a decine di testimoni. Si chiamava Dawn Brancheau e la sua morte è stata la più vista e chiacchierata. Ci sono alcuni infatti che sostengono che sia successo tutto a causa della coda di cavallo che Dawn indossava quel giorno: probabilmente scambiata per altro dall’orca che la azzannò e la trascinò giù infondo all’acqua mentre altri dicono che fu presa per il braccio. Fatto sta che ci volle molto prima che Tilikum si calmasse, riuscisse a essere condotto in una vasca più piccola e finalmente lasciasse il corpo martoriato della donna. Il parco è stato multato per cifre altissime. Nonostante l’evidente campanello d’allarme lanciato da ben tre morti, nel 2011 Tilikum è tornato a esibirsi.

I lavoratori e i proprietari del parco assicurano che non ci sia contatto di alcun tipo tra la mano umana e il cetaceo. Molti si sono invece schierati contro questa dichiarazione e assicurano che Tilikum sia vittima di forte stress, causato ad esempio dalle forzate eiaculazione a cui è soggetto per congelare il suo sperma e fecondare altre femmine. Un campanello d’allarme che la natura prova a lanciare disperatamente.

La credenza comune è che questi animali possano resistere alla vita in cattività dato che riescono a sopravvivere per lo stesso numero di anni che se fossero in libertà. La controversia è forte e analizzata nel docufilm presentato e vincitore al Sundace Film Festival nel 2013, Blackfish.

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