SOS Bambini: sempre più abitanti della televisione

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L’uomo contemporaneo non è soltanto un “animale a quattro ruote”, ma è un vero e proprio abitante della televisione. E soprattutto i bambini d’oggi nascono con la tv già dentro casa, e dunque si abituano con molta precocità a quest’oggetto straordinario, come se fosse una persona.

Ma si sa che la televisione ha un carattere sublime e persuasivo: da un lato ci delizia come mero veicolo di informazione, e dall’altro ci cattura nella sua “rete” attraverso dei programmi televisivi , volti ad assecondare i gusti del pubblico, e a “giocare” con le sue pulsioni e le sue paure. Cercando così di attrarre il numero possibile di spettatori: perché dagli anni Ottanta, la televisione si è legata al “fare audience” , e al condurre una vera e propria “guerra” di ascolti ,che si combatte a colpi di “share”.

Oggigiorno siamo sempre più bombardati, nonché manipolati, da una comunicazione persuasiva e di “propaganda” , e purtroppo l’etica della televisione viene meno e sembra essere assoggettata alle regole del mercato. Inoltre i media sono in grado di influenzare i comportamenti delle persone. Tale fenomeno prende il nome di “Attentional Inertia”: e si ha quando lo schermo cattura a tal punto la nostra attenzione, tanto da rimanere quasi attaccati al video, senza nemmeno accorgersene del contenuto della trasmissione, ovvero di ciò che stiamo vedendo. Siamo passivi. E ci lasciamo “abbindolare” dal fascino della tv.

I soggetti “deboli “, che sono quasi sempre “vittime innocenti” degli effetti dati dal linguaggio televisivo e dalle sue trasmissioni, sono proprio i bambini.

Il tema media e minori negli ultimi vent’anni ha rivestito un’attenzione sempre più emblematica, sia a livello legislativo che di opinione pubblica, per la sua centralità nei percorsi di crescita dei ragazzi e nella trasformazione degli stili di vita e dei modelli culturali. Infatti molti studiosi si domandano se la televisione rappresenti un’evoluzione o un regresso per la nostra società.

La presenza “innata” della televisione nella routine quotidiana dei bambini è piuttosto invadente, non solo nella mole di ore al giorno, ma anche come frequenza di esposizione. Secondo un’ Associazione di Psicologi Americani, un bambino in media sta davanti allo schermo dalle 5 ore nei giorni feriali, alle 7-9 ore nel weekend, soprattutto dopo pranzo e dopo cena. Una larga parte di questi ragazzini guarda la tv da solo (circa il 30%) oppure in compagnia dei propri genitori o di coetanei.

E’ indubbio che i bambini siano i maggiori fruitori della tv, quell’oggetto incantevole in cui si vedono scorrere immagini nitide e colorate, in continuo movimento, accompagnate da musiche accattivanti, come i cartoni animati o le pubblicità. Non è raro vedere un bimbo davanti al video imbambolato e sonnolente, capace di compiere azioni minime e ripetitive. Inoltre il bambino, se lasciato da solo, può vedere scene di violenza o di terrore che possono traumatizzarlo, incedere alla grande sul versante emotivo , con forti ripercussioni ed incubi notturni.

I bambini possono perfino arrivare a confondere la violenza reale con quella televisiva, a identificarsi in personaggi aggressivi e spocchiosi, e a considerare l’uso della forza come il modo migliore per farsi rispettare, per ribellarsi o per gestire le situazioni di difficoltà. La tv può davvero essere “nociva” sotto questi aspetti, sia a livello dei danni psicologici (come l’isolamento, la non distinzione tra il dato reale e quello artificiale e l’assuefazione all’aggressività) che culturali (come l’impoverimento linguistico o i fuorvianti stereotipi sessuali) che si potrebbero incontrare.

Il filosofo Karl Popper ,già a metà degli anni Ottanta, intravede la superficialità, la volgarità e la violenza che insidiano la tv , vista come una bomba ad orologeria pronta ad avvelenare sempre più quelle che saranno le nuove generazioni col degenerare dei servizi. Insomma una vera e propria “macchina del male”, con l’improbabilità che vada a “sfornare” del buon materiale a tutte le ore del giorno, e con la certezza che sia un modello negativo per i bambini. A meno che non si proponga una “patente per fare tv”per garantire i principi etici e per tutelare i minori, con il compito di preparare in modo adeguato gli operatori televisivi a svolgere con consapevolezza e responsabilità il loro ruolo.

Anche il nostro paese si è impegnato a tutelare i diritti dei minori, la cui immagine e la cui dignità possono venire violate dalla tv, attraverso l’elaborazione di un’etica delle televisione. Nel corso degli anni Novanta si sono varate varie carte deontologiche, tra cui il famoso “Codice di autoregolamentazione tv e minori” (1997) che prevede il miglioramento della qualità delle trasmissioni televisive destinate ai bambini, un’attiva collaborazione col sistema scolastico per educare i ragazzi ad una corretta alfabetizzazione televisiva, ed una maggiore sensibilizzazione del pubblico a particolari problemi come quello dell’handicap, del disadattamento sociale, al fine di aiutare le esigenze di quei bambini nati con queste situazioni.

Nonostante le azioni intraprese, come la creazione di fasce protette e l’adozione di una specifica segnaletica per i vari programmi televisivi, il risultato che ne consegue ha un’efficacia abbastanza limitata.

Insomma ha proprio ragione Vasco Rossi quando canta “Non c’è più religione,anche in televisione”!

A tal punto, è lecito domandarsi : “Come bisogna agire noi genitori per il bene dei nostri figli ?”

A livello pedagogico e psicologico, vari studiosi della formazione primaria incoraggiano ed invitano i genitori a riprendere le “redini” dei propri figli per educarli ad un corretto e moderato uso della televisione, e a non lasciarli in balia di se stessi.

Ma soprattutto bisogna costruire insieme a loro uno spazio e un tempo per leggere, per giocare all’aria aperta, per fare della sana attività sportiva e ricreativa, per parlare, comunicare,fare esperienze relazionali significative, educarli a ciò che è “buono” o “sbagliato”. E usare il pretesto delle immagine televisive per liberare la bella creatività e curiosità, tipica del mondo dell’infanzia. E renderli attori della nostra giornata.

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