In Siria, sognando che la guerra finisca

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In Siria non c’è solo la guerra

La Siria è un paese di cui si parla tanto ogni giorno oramai. Purtroppo però parlare della Siria oggi significa parlare di guerra, parlare di dolore e devastazione. Una terra dilaniata e spezzata, in ginocchio, bombardata da mani diverse, da estranei e dai suoi stessi abitanti. Lugubre tomba di oramai più di 200000 persone: chi oltrepassa il confine poi spesso non sa se ne uscirà vivo. Fa paura, solo la parola, è un po’ come il paese che non deve essere nominato.

Proprio oggi mi ha raggiunto la terribile notizia della decapitazione del reporter giapponese Kenji Goto. Ero a tavola, e non volevo vedere quelle immagini. Ho pensato tra me e me “Basta” non se ne può più, questa terra macchiata di sangue deve essere liberata, ripulita e riportata a vita nuova. Mentre una notizia come la liberazione della città-martire di Kobane ci ha raggiunto come una ventata di speranza, un soffio d’aria fresca in una camera chiusa da troppo tempo, questa notizia a richiuso i battenti delle finestre con violenza, senza remore, facendoci sussultare.

La Siria, io la Siria non la conosco ho pensato, senza la guerra. Com’è il paesaggio siriano, come sono le estati lì? Cosa si mangia di solito la domenica e come passano i loro pomeriggi i bambini, quando non sono terrorizzati dall’uscire di casa. Perché nessuno parla della Siria come paese e ne parlano solo come teatro della strage?

siria

La Siria e la sua geografia

Questo paese è la culla della civiltà, è il paese attraversato dai due corsi d’acqua forse più citati nei manuali dei licei, il Tigri e l’Eufrate. Chi di noi non si è avvicinato alla storia la prima volta parlando della Mesopotamia e della nascita di grandi civiltà che ci hanno insegnato tanto, forse molto di quello che sappiamo oggi. Chi non ha sognato i giardini pensili di Babilonia?

La Siria confina con la Turchia, con Iraq e Giordania e Libano. Viene bagnata ad ovest dal Mar Mediterraneo. La sua capitale è Damasco.

Il clima è particolare e caratterizzato da diverse fasce climatiche, che alternano area mite e temperata nella zona costiera a quella torrida della zona desertica.  C’è una zona montagnosa che è caratterizzata da un clima mutevole e spesso molto freddo in inverno.

damasco

Un antico splendore distrutto dai bombardamenti

La Siria è poi culla di uno dei patrimoni storico-archeologici più ricchi e importanti del mondo. Le rovine presenti sul suo territorio vanno dalle rovine delle ziggurat a Ebla alle meraviglie di Palmira. Un cammino nella storia, un cammino tra ricordi di un passato che è di tutti noi, fatto di millenarie tradizioni.

ebla

La storia di questo suolo che tutti dovremmo considerare nostro e proteggere in quanto tale, è spettatore muto di un massacro che ci sta tenendo col fiato sospeso. Quello che cerco di dire è che la guerra in Siria è la guerra del nostro tempo, in cui libertà sacre e fondamentali sono messe in dubbio, in cui si sta giocando con la vita del Mondo così come lo conosciamo.

Da quando nel 1946 è stata dichiarata l’indipendenza ( in seguito alla forte pressione da parte della Gran Bretagna) la Siria non ha conosciuto un effettivo momento di pace; l’instabilità politica ha caratterizzato la vita di generazioni intere di siriani, che hanno attraversato guerre e cambi di governo continui e colpi di stato.

Un’instabilità dettata da tanti fattori: la convivenza di una grande maggioranza di arabi di religione musulmana con minoranze cattoliche e ebree. La stessa maggioranza divisa in tanti piccoli gruppi che non sempre si trovano d’accordo. Una forma repubblicana prevede l’obbligo dell’elezione di un presidente di fede islamica, anche se questa non è riconosciuta fede della Repubblica.

E questo non sta bene, non è accettato da molti. Forse perché è dal 1970 che i presidenti che si alternano fanno tutti parte della stessa famiglia Asad. Forse perché la religione del presidente non è condivisa da tutti, forse perché questa terra dilaniata è contesa da troppi, da mani indiscrete e esterne, che non esiterebbero a sollevare un polverone per raggiungere i loro scopi.

E’ dal 2011 da che la guerra civile stravolge tutto. Numerose sommosse popolari scoppiate nel contesto della Primavera Araba, creando dissidi anche in politica estera e in difficoltà di comprensione interna. Questi movimenti di sommossa sono ciò che poi è degenerato in guerra civile, tra gli ormai raggruppati sotto il nome di ribelli ( con tutte le scissioni interne che purtroppo abbiamo imparato a conoscere, con le incomprensioni e gli schieramenti) e le forze dell’ordine.

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