Le plastisfere: quando l’acqua può diventare fonte di morte

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Le plastisfere sono la morte della fauna e della flora marina

L’inquinamento sarà la nostra fine. Stiamo creando i presupposti per un mondo che si reggerà sulle fragili gambe di un sistema economico volto solo alla distruzione del mondo in cui viviamo, e quindi all’autodistruzione. Perché non sarà mai abbastanza ribadire che siamo noi frutto della natura, probabilmente generati come tutte le altre specie per cooperare al suo mantenimento. Qualcosa è andato storto.

La produzione di plastica ha superato ogni limite e ogni controllo e gli esperti si dicono più che preoccupati. In questa particolare occasione, cioè durante un summit di scienziati ed osservatori ritrovatisi appunto in Ecuador, l’allarme è più forte che mai; ogni anno milioni di esemplari marini, balene, delfini, pesci di vario genere, ma ancora uccelli e foche, vengono uccisi dall’enorme quantità di plastica riversata nei loro ambienti naturali da un altro animale: l’uomo.

Laurence Maurice, un esperto francese del IRD ( istituto francese di ricerca per lo sviluppo) non può far altro che esprimere la sua preoccupazione nel tirare queste tristi somme: a quanto pare il numero di esemplari uccisi dalla plastica presente negli oceani, oramai accumulatasi in vere e proprie “isole” galleggianti, è destinato a sorpassare l’oggi raggiunto e superato milione.

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Questo vero e proprio continente formato da isole di varie dimensioni, viaggia e si sposta alla deriva tra gli oceani Pacifico, Atlantico e Indiano. Quella che ha raggiunto la maggiore estensione si trova tra le coste della California e delle Hawaii: 3,5 milioni di chilometri quadrati. Una superficie immensa e difficilmente controllabile, tantomeno facile da evitare per i pesci e i nuotatori dell’oceano, che soprattutto al nord del Pacifico, risultano facili prede di sacchetti e bottiglie di plastica e vari altri oggetti simili ad essi.

Molti esemplari di delfini o di balene trovati morti sulle coste sono risultati letteralmente pieni di plastica nello stomaco o nell’intestino.
L’immagine di una fluttuante isola di rifiuti ha un che di fantascientifico. Sembra la trama di un film scadente sulla fine del mondo. Un’immagine forte e triste allo stesso tempo, che spaventa solo al momento della lettura, ma che viene presa alla leggera la maggior parte delle volte. Chi l’ha mai vista quest’isola? L’oceano Pacifico è così lontano d’altronde …

Qui il video della ragazzina che zittì il mondo per 6 minuti: 22 anni fa la questione era già così allarmante, e li abbiamo lasciati passare senza fare niente di concreto.

Una piccola postilla: consiglio fortemente la visione del cartone animato della Disney Pixar Wall.e , un piccolo capolavoro uscito nelle sale nel 2008, che darà di sicuro una scossa alla coscienza anche dei più scettici.

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