Papa Francesco, luci ed ombre del gesuita che scuote la Chiesa di Roma

Papa Francesco

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Papa Francesco I: Semplicità e fermezza

In queste due parole si può riassumere l’essenza del nuovo Vescovo di Roma – come lui stesso si è chiamato , badate bene, non Vicario di Cristo, cioè Papa, ma Episcopos , cioè pastore. Al conclave si chiedeva una ventata di aria fresca e dai confini del mondo è stato pescato un vero homo novus della Chiesa: primo Papa gesuita, primo Papa dal continente americano primo in duemila anni di storia e primo a portare il nome Francesco.Verosimilmente, anche il primo tanghero ( “…come tutti gli argentini!”, ha commentato lui stesso) e tifoso di calcio (“Non mi sono mai perso una partita del San Lorenzo!”).

Un Papa con diversi richiami alla povertà

Al mondo si è presentato in abito bianco e croce di ferro: niente mozzetta (la cappa di velluto rosso con cui siamo abituati a vedere il Papa nelle occasioni ufficiali) niente scarpine rosse, niente orpelli.
“Questa la mette lei”– ha detto a Monsignor Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche, che gli porgeva la croce d’oro da indossare sopra il talare- “Io mi tengo la mia di ferro, di quando sono diventato Vescovo”.

Ha dimostrato di odiare il lusso e il superfluo , lui che viveva in un piccolo appartamento e si spostava in autobus, e infatti dopo l’elezione ha gentilmente rifiutato di accomodarsi sulla lussuosa auto d’ordinanza SCV 1 mandata a prelevarlo, preferendo il pulmino su cui era arrivato insieme agli altri cardinali: un uomo vestito di bianco seduto fra tante tonache rosse. Primus si, ma Inter Pares, Vescovo fra tanti vescovi.

“Sono un pellegrino e voglio andare a pregare fra gli altri pellegrini” ha intimato energicamente rivolgendosi al capo della Gendarmeria Vaticana, Giani, insofferente per le rigide misure di sicurezza poste sulla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove giovedì mattina è andato a pregare.

Alcuni gesti di riavvicinamento verso la comunità dei fedeli

Il fatto di aver pagato di tasca propria il conto dell’albergo, il viaggio in pulmino e la scelta dell’abito sono solo alcuni dei gesti simbolici che mirano a riavvicinare il Papa ai suoi fedeli, a scuotere la chiesa arroccata nei suoi lussuosi palazzi e a farla uscire per le strade, nelle periferie: fra tutti, il più forte è sicuramente stato quello di far sistemare l’altare della Sistina, dove ha celebrato la sua prima messa da Pontefice, rivolto verso i fedeli anziché celebrar messa dando loro le spalle, come aveva fatto Ratzinger a suo tempo. La distanza da Ratzinger è quanto mai evidente, non solo nell’accento spagnoleggiante che a un orecchio latino suona sicuramente più dolce della ‘cioia’ del suo predecessore, ma anche nel vigore con cui Bergoglio parla ai cardinali, il vigore che Benedetto XVI aveva annunciato di non possedere più.

Diversi i gesti caritatevoli del nuovo Papa Francesco I

Bergoglio, l’ex- sacerdote che ha lavato i piedi ai malati di Aids, ha preso possesso della Cattedra di Pietro invocando la forza di quel Vangelo che troppi, sotto le loro tonache lussuose, fingono di seguire: “Se non si confessa Cristo si confessa il diavolo” ha detto, citando Bloy. “Se dimenticherete di confessare la vostra fede potete essere preti, vescovi, cardinali, ma non potete chiamarvi cristiani.”
Parole durissime con cui esorta i cardinali ‘eminentissimi et reverendissimi’ ad accettare la croce di Cristo senza chiudersi nei loro palazzi, a non diventare una semplice “Ong pietosa”.

A loro, era rivolta la sua prima omelia, durante la quale ha esortato ad essere irreprensibili, al di sopra di ogni sospetto, un’omelia pronunciata completamente a braccio nonostante i 76 anni d’età e un’operazione a un polmone.

Le accuse di copertura del regime dittatoriale

Ma Jorge Mario Bergoglio non è completamente al di sopra di ogni sospetto. Almeno, non secondo quella parte d’Argentina che lo accusa di aver favorito, coperto e appoggiato il regime dittatoriale, come Graciela Yorio, sorella di quell’Orlando Orio che denunciò Bergoglio come responsabile del proprio sequestro e delle torture patite nel ’76, e che prima di morire, nel 2000, le aveva confidato l’incubo che Bergoglio diventasse Papa: “Diceva che era la persona giusta per coprire il marcio” confida in un’intervista.

Le accuse non sono mai state provate ufficialmente, e l’allora arcivescovo di Buenos Aires ha sempre respinto con fermezza questo genere di insinuazioni; riguardo i suoi controversi rapporti con il regime, nel 2000 chiese ufficialmente scusa a nome di tutta la chiesa argentina per essere stati “troppo indulgenti verso le posizioni totalitarie… attraverso le azioni e le omissioni abbiamo discriminato molti dei nostri fratelli, senza impegnarci abbastanza nella difesa dei loro diritti”.

Si rimane turbati di fronte alle accuse di Verbitsky, il giornalista che per primo lo accusò di collaborazionismo nel libro ‘L’Isola del Silenzio’ , e anche se le responsabilità si limitassero al grandissimo cono d’ombra dell’omissione, resterebbe un punto cruciale, come per Pio XII e la Shoah.

Lo scrittore Saviano in proposito commenta su Twitter: “Sarebbe bellissimo se il primo gesto del nuovo Papa fosse quello di invitare le madri di Plaza De Majo a Roma”.

Il nome Francesco: le premesse positive ci sono

Perché in fondo la Chiesa cattolica, generosamente e ambiguamente, non fa del peccato un impedimento alla santità, ma spesso ne fa una premessa, come fu per San Paolo, il persecutore dei cristiani, o per quel giovane ricco e gaudente d’Assisi, che un giorno si spogliò dei suoi beni e decise di vivere in povertà il resto dei suoi giorni: oggi il Pontefice porta il nome di quel frate, che sfidò la Curia corrotta con il suo saio e la sua Regola. Speriamo porti anche il suo messaggio.

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