Out of Eden Walk: il viaggio di Paul Salopek

il viaggio di paul salopek

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Paul Salopek è partito da un anno e tre mesi e attualmente si trova in Giordania; ha con sé cibo, acqua, carta e matita, ma anche un telefono satellitare e un computer portatile. I suoi articoli appaiono in tempo reale sul sito del National Geographic, poiché è la National Geographic Society che contribuisce a finanziare l’impresa. L’obiettivo di Salopek, in realtà, è opporre all’istantaneità del fast journalism il suo slow journalism. A questo proposito in un’intervista apparsa su Repubblica il 2 dicembre 2013 , il giornalista dichiara: “qualità nella scrittura significa poter approfondire, fare collegamenti, scoprire che cosa c’è dietro un titolo di giornale o una notizia riassunta in 30 secondi da un servizio in tv“.

Il viaggio di Paul Salopek e lo slow journalism

Salopek, che non è nuovo a questo tipo di giornalismo, dato che da sempre ha realizzato servizi come inviato per il Chicago Tribune e il National Geographic, è comunque consapevole dei rischi di un simile progetto: certo non è cosa da poco percorrere 35 chilometri al giorno, nelle situazioni più varie, ma, afferma sempre il giornalista “questo viaggio è stato concepito più come un viaggio mentale“.
salopekNon esita a paragonarsi a Erodoto e alla sua “esposizione delle ricerche” del VI secolo, alla scoperta dei logoi e delle abitudini dei vari popoli, finalizzata a non lasciar cadere nell’oblio le imprese grandiose e illustri. Anche quella dell’avventuroso giornalista è in effetti una narrazione che parte da una ricerca in cui confluiscono più scienze: dall’etnografia alla geografia, dall’archeologia alla topografia. Erodoto diceva poi che gli occhi sono testimoni più affidabili delle orecchie: lo slow journalism che promuove Salopek è senza dubbio un racconto che ha il suo mezzo privilegiato nella vista, “un guardare a quello che succede oggi alla luce del passato e della storia“. 30 milioni di passi, e all’occorrenza un passaggio sul primo mezzo di fortuna, per testimoniare l’eterogeneità di persone, paesaggi, modi di vita, in un momento in cui il tema della migrazione è quanto mai attuale: “Oggi nel mondo ci sono quasi un miliardo di persone in marcia. Stiamo assistendo alla più grande migrazione di massa della storia. Come sempre, la meta finale non è chiara.”

salopek2 E allora le migrazioni di oggi contrapposte a quelle del passato, quei primi spostamenti attraverso i continenti che dettero origine e impulso alla vita.
“Il viaggio più lungo” è anche confronto con tutti coloro che il giornalista incontrerà: “Questo progetto riguarda soprattutto la gente, gli esseri umani. Finora ho camminato con pastori nomadi, giornalisti disoccupati, lavoratori dei pozzi di petrolio in vacanza, soldati in congedo: tutte queste persone sono una finestra sulla comunità in cui vivono.”
Tanti hanno chiesto a Salopek, perfino un pastore etiope, se non sia pazzo. E’ pazzia voler vivere in prima persona storie ed esperienze, andando alla ricerca dell’autenticità, senza filtri e intermediari? O forse è piuttosto questo il vero giornalismo? E, ancora, non è forse la storia che ci insegna a guardare al passato per comprendere il presente?
Voglio chiarire però che non sono partito per portare a termine un’impresa sportiva, non voglio entrare nel Guinness dei Primati. Sono qui perché penso che andando più piano il mio lavoro migliorerà, avrò più storie significative da raccontare. Se smettessi di trovarlo interessante, potrei fermarmi anche domani. Ma finora è stato interessantissimo
Chi volesse seguire in tempo reale il reportage di Salopek può farlo sul sito di Out of Eden Walk o anche sul sito di National Geographic , dove ci sono foto, articoli e spezzoni del viaggio di  Paul Salopek, il”più bello del mondo”.

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