Matrimoni omosessuali: ancora illegali in Italia, ma aumentano i diritti

In questi giorni si riapre il dibattito sulle unioni tra omosessuali: i giudici italiani hanno deciso che è impossibile per le coppie dello stesso sesso far valere il diritto al matrimonio (ne tanto meno riconoscere un’unione celebrata all’estero) senza però negare loro il diritto di vivere liberamente la loro vita familiare e ottenere un trattamento paritetico a quello di una coppia sposata.

Una svolta storica”, la definisce il portavoce del circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli”. Infatti, mentre le richieste dei movimenti LGBT sul riconoscimento del matrimonio continuano ad infrangersi sulla costituzione ed in particolar modo sulla morale religiosa del nostro paese, si risolve uno dei due punti cardine su cui verteva la lotta per il riconoscimento delle unioni tra individui dello stesso sesso: avere diritti uguali alle coppie eterosessuali sposate.

È una battaglia iniziata nel 1986 che accomuna coppie conviventi sia omosessuali che eterosessuali e che trova i principale opponenti nei valori morali della religione.

Spesso si è parlato di concedere diritti alle coppie conviventi, ma non sposate: diritti di eredita e pensionistici, di assistenza al compagno malato, ai benefici comunali (accesso alle case popolari) e tutte quelle facoltà di cui godono due persone che hanno contratto un matrimonio, ma non quelle che abitano insieme magari da tutta una vita, che siano omosessuali o eterosessuali.

Si parla da tanto tempo di portare l’Italia al pari con il resto dell’Europa e sono poche le voci fuori dal coro, provenienti soprattutto da movimenti vicino alla Chiesa che condannano le unioni civili e le definiscono come la rovina dei valori famigliari. In una recente intervista Carlo Giovanardi del Pdl ha detto: “Perché se una coppia non vuole assumersi i doveri del matrimonio, dovrebbe pretendere diritti?”. Gli ha risposto Ignazio Marino del Pd: “Non lo vogliamo chiamare matrimonio? Benissimo, non chiamiamolo matrimonio, troviamo una soluzione però che parta dal riconoscimento dei diritti di queste persone.”

L’impressione è che si sia fatto un passo avanti per tutelare i diritti di tutte queste persone che non vogliono o non possono contrarre il vincolo del matrimonio, ma il cui amore vale almeno quanto quello delle coppie sposate. Resta da vedere se ora si possono, e soprattutto si devono, fare ulteriori miglioramenti per le condizioni delle coppie omosessuali.

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