L’FBI alla ricerca di terroristi su Facebook

Secondo quanto riportato dall’agenzia Associated Press, l’FBI starebbe lavorando allo sviluppo di un software in grado di surfare i siti social per reperire informazioni utili alla tutela della sicurezza nazionale del paese a stelle e strisce.

Si tratterebbe di un’applicazione capace di monitorare gli “status potenzialmente pericolosi”, identificando parole, ma anche fenomeni, movimenti d’opinione e messaggi che potrebbero essere riconducibili a minacce terroristiche o altri potenziali pericoli per gli Stati Uniti.
E come nel migliore film di azione/fantascienza, questo software dovrebbe segnalare su una mappa il luogo di provenienza della minaccia consentendo così agli analisti dell’intelligence americana di approfondire la questione.

In effetti, negli ultimi anni, i social media sono diventati il primo canale per segnalare le emergenze e il primo mezzo per diffondere le informazioni. Basti pensare al ruolo che hanno avuto nel terremoto in Giappone dello scorso anno o nelle rivolte della Primavera Araba.
Per questo, già da tempo, gli esperti dei servizi di intelligence di mezzo mondo passano gran parte del loro tempo su Netlog, Twitter, Facebook, Orkut e Zynga a caccia di status, messaggi o condivisioni sospette.

Insomma, gli iscritti ai social americani potrebbero presto far parte di un Grande Fratello dove sono tutti concorrenti inconsapevoli.
La cosa, ammettiamolo, suona un po’ sinistra, anche se dagli uffici di Quantico, sede dell’ FBI, minimizzano: “Il sistema si limiterà a controllare le informazioni disponibili pubblicamente e non si focalizzerà su singole persone o gruppi” spiega all’ Associated Press un portavoce dell’agenzia.

La questione privacy è sicuramente sempre al centro dell’attenzione quando si tratta di monitorare le attività delle persone sui social network, vista soprattutto la sempre più crescente disponibilità di applicazioni che rimandano a tali social direttamente dallo smartphone degli utenti, che spesso sono in grado di acquisire informazioni quali contatti in rubrica, messaggi, e-mail ed appuntamenti dell’utente stesso.

Ma a non essere d’accordo sono in molti, primi fra tutti i responsabili dell’ EPIC, l’ Electronic Privacy Information Center.
Nelle scorse settimane EPIC ha ottenuto dei documenti dai quali risulterebbe un coinvolgimento dello US. Department of Homeland Security, il Dipartimento per la Sicurezza Interna, in attività di controllo dei social network molto simili a quelle progettate dai colleghi dell’ FBI.
La paura è insomma quella che l’utilizzo di queste tecnologie possa andare oltre la tutela della sicurezza nazionale e sconfinare nella violazione della privacy.

Nel nostro paese, invece, almeno ufficialmente i social network non sono sotto controllo.
Ma la situazione potrebbe presto cambiare: nel marzo del 2011 Attilio Befera, Direttore dell’Agenzia per le Entrate, aveva dichiarato che era allo studio un progetto che prevede l’utilizzo dei social network come strumento di controllo del tenore di vita e quindi di lotta all’evasione.

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