La lotta dietro a uno schermo

Se nel 1969 risultava stupefacente e incredibile poter vedere in diretta lo sbarco del primo uomo sulla luna, adesso la televisione sta perdendo non solo il suo fascino, ma anche il suo potere economico e la sua influenza culturale e sociale. Uno studio istituito dalla IAB prevede che entro il prossimo anno negli Stati Uniti gli investimenti nella rete aumenteranno a tal punto che la televisione perderà il suo primato in investimenti pubblicitari. Non è solo un cambiamento economico, ma è il risultato di un cambiamento sociale che è già avvenuto e che non pare doversi arrestare nei prossimi anni. Internet ha cambiato letteralmente il modo di pensare e di concepire il mondo, è stato grande precursore della globalizzazione e della libera circolazione delle idee e della cultura in tutte le sue forme. In particolar modo negli ultimi anni hanno avuto un ruolo indiscusso e decisivo quei blog che hanno il merito di mostrare ciò che spesso viene ignorato dai mezzi di comunicazione comuni. Grazie a internet è possibile infatti trasmettere ciò che accade nel mondo in tempo reale e senza censura politica o religiosa. Internet è sinonimo di libertà, è dinamico e veloce e ovviamente piace e affascina proprio le generazioni più giovani che lo ritengono ormai un mezzo imprescindibile per informarsi e per stare al passo con il mondo. Sebbene il principio su cui si basa il suo funzionamento e la sua fruizione sia la libertà più assoluta, tuttavia anch’esso è stato vittima di censura. Il caso più emblematico è forse quello cinese:il governo di Pechino ormai da anni è in lotta con Google e attua un controllo mirato su tutta la rete facendo pressione su siti cinesi e stranieri. Dopo che Google nel 2006 ha inaugurato la versione mandarina del suo motore di ricerca, sono state innumerevoli le volte in cui temendo la chiusura si è dovuto autocensurare e auto filtrare, e non sono mancati episodi in cui insieme a Youtube è stato per giorni offuscato dalle autorità cinesi. Oltre al potente motore di ricerca, sono stati presi di mira anche molti siti che difendono i diritti del Tibet e dello Xinjiang e numerosi blog di attivisti e giornalisti che criticano l’operato del governo. Il governo cinese infatti controlla la rete non solo con il filtraggio dei motori di ricerca più importanti ma anche con il controllo dei social network e ormai da anni opera una selezione accurata di ciò che un utente medio cinese può leggere o vedere.

Fino a dieci-quindici anni fa chi voleva protestare o far valere le sue idee stampava clandestinamente volantini da distribuire in giro, affiggeva decine e decine di manifesti lungo le strade più frequentate, organizzava riunioni e incontri nei bar, nei circoli, nella propria casa e per coinvolgere il più alto numero possibile di partecipanti chiamava amici, parenti, colleghi e con questi e altri strumenti simili sono state condotte tutte le proteste dell’ultimo secolo. Oggi è diventato obsoleto stampare volantini o fare riunioni con il passa parola, infatti con internet a disposizione è possibile diffondere inviti, loghi, immagini e qualsiasi tipo di contenuto in modo veloce e efficace a migliaia di persone contemporaneamente anche se lontane.

Internet stesso è ed è stato usato non solo come tramite per mostrare video o per diffondere notizie, ma anche come strumento di protesta, ad esempio con il fenomeno dell’ hacktivism. Il termine non è molto conosciuto così come non lo è il fenomeno; la parola deriva dai due termini inglese: Hacking e Activism. Ogni forma di protesta tradizionale viene trasformata in azione elettronica di hackeraggio: attacchi informatici tramite virus, defacciamento temporaneo di siti web, petizioni on-line. La nuova protesta si basa sui principi dell’ etica hacker e sfrutta il potenziale della rete in tutte le sue misure. Tra gli hacktivist che si sono distinti da anni per l’efficacia delle loro azioni troviamo un gruppo di hacker che si fa chiamare “Anonymous”: si definiscono un gruppo di individui senza nome che come un stormo di uccelli viaggia nella solita direzione. Le azioni di protesta di Anonymous non seguono un programma, ma di solito agiscono per denunciare tentativi di censura o il mancato rispetto dei diritti civili. Uno dei primi attacchi di Anonymous è stato quello contro scientology; la setta è stata presa di mira dopo che aveva denunciato YouTube per aver caricato un video-intervista di Tom Cruise senza il loro consenso. Molti hanno considerato l’azione di Scientology come un tentativo di censura e Anonymous ha ideato il Progetto Chanology: un progetto di grande successo che consisteva in una serie di attacchi contro i siti ufficiali della setta religiosa. Il gruppo di hacker dopo le elezioni iraniane del 2009 collaborando con il sito The Pirate Bay ha lanciato un sito di sostegno per il Green Party (partito ecologista iraniano che si batte per il riconoscimenti dei diritti civili), Il sito oltre ad aver assunto un carattere simbolico ha attirato anche sostenitori in tutto il mondo e ha permesso lo scambio di notizie nonostante i tentativi da parte delle autorità iraniane di censura. Nel 2011 con l’operazione Darknet, volta a sfidare la pedopornografia online, Anonymous ha trovato una serie di siti nascosti che facevano parte di una lista segreta di siti web underground denominata “hard candy”. Anonymous ha attaccato e cancellato tali siti che contenevano materiale pedopornografico e dopo ciò ha reso pubblico un elenco con 1500 nomi di utenti che abitualmente frequentavano questi siti. Più recentemente contro la chiusura del famosissimo sito Megaupload sono stati presi di mira alcuni siti governativi statunitensi tra cui quello della casa bianca, quello del dipartimento di giustizia, quello di Hollywood e quello della Nasa. Anche l’Italia nel 2012 è stata luogo di azione con l’operazione “FuckPoliticiansFebruary” , il progetto ha avuto inizio con l’attacco al sito del senatore del PDL Maurizio Paniz , ha continuato con il defacciamento del sito di Paola Binetti, e l’attacco ha interessato poi anche il sito di Miss Padania che è stato riempito con insulti contro la Lega Nord. Nel mese di Marzo anche il sito del Vaticano è stato reso inaccessibile e con un comunicato il gruppo di hacker ha rivendicato l’azione denunciando “l’attività di censura e di anti-progresso nei confronti della medicina operata dalla Chiesa”. Il 5 marzo 2011 anche il sito della corte costituzionale ungherese ha subito un attacco inaspettato da parte di Anonymous che ha aggiunto il diritto alla ribellione nella carta costituzionale scrivendo che:”Gli ideologi e i governanti della tirannia, o anche i dittatori, non rappresentano che brevi periodi della storia. Il popolo ha il diritto di eliminare la tirannia e ribellarsi.” Nell’ultimo mese alcuni di questi hacker sono stati intercettati dalla polizia in Spagna, Stati Uniti e Francia, ma hanno già annunciato che non si fermeranno e che hanno molti altri obbiettivi da colpire. L’AGCOM li ha definiti terroristi e non sono mancate le critiche al loro operato, considerato che con il defacciamento di un sito, anche solo se temporaneo, si attua una forma di censura e di violenza.

Sarebbe sciocco non sfruttare internet e le possibilità che offre, e questo è ovvio, ma non bisogna dimenticare che sebbene sia un grande strumento con grandi potenzialità, sono pur sempre le azioni dell’uomo quelle che contano. Informarsi è fondamentale e internet ci aiuta, ma questo è solo il primo passo per cambiare ciò che non ci piace e ciò che riteniamo ingiusto, l’indignazione deve dare la spinta all’azione. Le azioni di Anonymous sono sicuramente efficaci per l’interesse mediatico che ricevono, ma sono un fini a se stesse e oltre a un breve clamore o alla simpatia rischiano di non suscitare nient’altro, nessun governo o regime dittatoriale è stato rovesciato da un attacco informatico. La Primavera araba è stata fatta nelle piazze e l’inizio delle numerose proteste organizzate ha coinciso con il clamoroso gesto di protesta del giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi che si è dato fuoco per la democratizzazione del suo paese. Non ci sono critiche da muovere a internet, ma è bene sapere che voler cambiare le cose solo con un computer o accendendo la televisione o sfogliando un giornale non è sufficiente.

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