Jane Goodall: la ricercatrice, la donna

Jane Goodall

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Jane Goodall si laureò appunto in biologia e risale agli anni seguenti alla laurea il suo primo viaggio in Africa per seguire un bioantropologo, Leakey. Grazie all’aiuto e al sostegno di questi, Jane conseguì un prestigioso dottorato all’università di Cambridge. È questo considerato il momento in cui ha inizio ufficialmente la sua carriera scientifica.

La Goodall è sempre stata, fin da giovane, una personalità di spicco nel mondo della biologia e le sue scoperte sono considerate fondamentali nell’osservazione dei primati. È stata infatti insignita di numerosi premi emeriti. Ma non è solo nel campo prettamente scientifico che la dottoressa si è distinta, ed è per questo che dovrebbe essere innalzata a modello di comportamento per tane giovani donne: è nel mondo dell’ambientalismo che si è distinta di più, sostenendo le cause più varie a sostegno non solo degli scimpanzé con cui ha lavorato tutta la vita, ma ogni specie in pericolo e le cause umanitarie più varie. È vegetariana e per il suo impegno su fronte politico, ambientale e sociale, è stata insignita di premi importanti fino ad essere nominata Messaggero della Pace delle Nazioni Unite dall’allora segretario generale Kofi Annan.

Entrando più nel dettaglio del suo lavoro e delle sue scoperte, la Goodall fin da subito ha dedicato enormi sforzi nell’osservazione dei primati. Inizialmente lavorava in un parco dove erano tenuti e osservati molti esemplari di scimpanzé. Per chi mastica un po’ di biologia i suoi lavori allora risalenti saranno chiari, ma in sintesi la sua osservazione ha portato alla chiara definizione delle specie scimpanzé e bonobo, prima spesso confuse tra loro, e alla classificazione di entrambe come appartenenti alla categoria degli ominidi. Inoltre i suoi studi sul pensiero e il comportamento sociale degli scimpanzé presero un’eccellente spinta all’avanzamento in quegli anni di lavoro, portando la dottoressa a capire molti dei processi di apprendimento e di capacità di interazione degli esemplari con i quali aveva contatti.

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Progetto grandi scimmie antropomorfe di Jane Goodall

La Goodall si è sempre distinta dagli altri ricercatori, e questo è chiaro dai risultati e dalla passione che metteva nel suo lavoro, ma anche è anche visibile dall’approccio utilizzato sul campo: per lei i primati non erano semplici mezzi di scoperta scientifica, come purtroppo capita spesso nell’ambito dell’osservazione animale, ma veri e propri colleghi. Lei è stata l’unica ricercatrice a non catalogarli con numeri e codici, ma con dei nomi propri.

E nel 1977 che arriva la svolta e la realizzazione di un sogno: l’apertura del Jane Goodall Institute che nasce con lo scopo di proteggere ed osservare gli scimpanzé.
Oramai è un’istituzione stabilitasi in varie parti del mondo, con circa 20 uffici e impegnata su tutto il territorio africano. I loro obiettivi comprendono la comprensione del comportamento degli animali, che proprio grazie all’azione dell’istituto e della Goodall in prima persona, sono stati riconosciuti capaci di organizzazione sociale e dell’utilizzo di utensili di vario genere per cacciare il cibo o pescare.
Jane è stata tra gli ideatori di un importante progetto, Progetto grandi scimmie antropomorfe (great Ape project), che mira a procurare e garantire a questi primati, riconosciuti ufficialmente come appartenenti alla stessa famiglia della specie umana, diritti fondamentali come quello alla vita e alla protezione.

Alcuni paesi come la Nuova Zelanda hanno già riconosciuto questo progetto come valido e hanno accolto la Carta dei Diritti stilata dagli ideatori.
Ricordiamo infine che la dottoressa Goodall è stata insignita,nel 2011, del titolo di Massimo Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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