Italia e Sanità: dall’articolo 32 ad Emergency

Sanita

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“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

Così recita l’articolo 32 della Costituzione Italiana, sancendo in modo inconfutabile la salute dei cittadini che essa rappresenta come uno di quei diritti inalienabili che vanno a realizzare la dignità di ogni essere umano. Offrire adeguate cure ad ogni cittadino, anzi, di più, ad ogni indigente, sia esso facente parte della comunità civica o meno, diventa quindi senza possibilità di scampo un dovere dello Stato, tutelato in modo vincolante dall’autorità costituzionale, e uno di quei pilastri fondamentali sui quali è basata tutta la nostra Repubblica, così com’era stata pensata in origine dai padri costituenti.
Ma, come siamo ormai abituati, c’è sempre un ma.

La situazione attuale in Italia

Come emerge dai dati forniti da Emergency, nel 2012 circa due milioni di persone non hanno potuto esercitare il loro diritto ad avere cure mediche adeguate in quanto incapaci di permettersi di pagare i vari ticket previsti dal sistema sanitario pubblico. Per arginare il problema, dal 2006 ad oggi già in 20 mila si sono rivolti agli ospedali dell’associazione di Gino Strada, ma fra di loro non ci sono solo stranieri o nullatenenti. “Il venti per cento dei nostri pazienti è cittadino italiano e ha in tasca la tessera sanitaria” ha spiegato Mimmo Risica, cardiologo e responsabile della Medical Division di Emergency.
E pensare che pochi anni fa il sistema sanitario italiano era secondo solo alla Francia in quanto a copertura assistenziale.

Oggi le cose sono molto diverse, come sottolineano anche i dati raccolti da una recentissima inchiesta di Repubblica.it.

Nel 2012, tra attività pubblica e convenzionata, l’incasso per le Regioni è stato di 2 miliardi e 285 milioni, cioè 549 milioni in meno di quanto era previsto. E siccome in media un italiano spende 150 euro all’anno in ticket, significa che 3,6 milioni di persone hanno rinunciato a pagarli.

Qualcuno si è rivolto alle cliniche private, qualcun altro è entrato tra gli esenti per reddito ed età (guadagnano meno di 36 mila euro e hanno più di 65 anni). Ma la metà di loro, 1,8 milioni, hanno proprio rinunciato a curarsi perché pur non essendo esenti non hanno i soldi per pagarsi il ticket.
Non si tarda a definirli esodati, gli esodati del sistema sanitario pubblico: “I medici di medicina generale – denuncia Luca Coletto, assessore alla Salute della Regione Veneto – mi dicono che i loro assistiti non hanno soldi. O mangiano o si curano”.

Il futuro del sistema sanitario italiano

Emergency, dal canto suo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per il mese di aprile che si è conclusa ieri: inviando un sms del valore di 2 euro o effettuando una telefonata da rete fissa del valore di 2/5 euro al numero 45505 si  è contribuito ad offrire cure gratuite ai migranti, agli stranieri e alle fasce più svantaggiate della popolazione; con i fondi raccolti, infatti, verranno acquistati e allestiti due ambulatori mobili per portare cure ai braccianti agricoli, si finanzieranno due Poliambulatori che saranno avviati a Napoli e Polistena (RC) durante il 2013, le attività dei due Poliambulatori già operativi a Palermo e Marghera e dei due ambulatori mobili “Polibus” già operativi in zone di forte disagio sociale e dove l’accesso alla sanità è più difficoltoso.

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Ma è abbastanza? È giusto che il supremo diritto alla salute sancito dalla Costituzione e da diverse sentenze della Suprema Corte di Cassazione debba essere rimandato ad una Organizzazione Non Governativa?

Lo sconcerto sale guardando al futuro legislativo italiano in materia di Sanità. La manovra Berlusconi nel 2011 ha previsto che dal 2014 le Regioni si accollino altri 2 miliardi di euro da recuperare attraverso la “compartecipazione” dei pazienti alle spese sanitarie. Ma appare chiaro che affrontare una tale ulteriore spesa risulta pressoché impossibile per un sistema che già ora fa buchi da tutte le parti.

Sanità: I possibili cambiamenti

“L’ho detto molte volte che i nuovi ticket non erano sostenibili, per le famiglie e per il sistema – ha dichiarato Renato Balduzzi, ministro della Sanità uscente che per mesi ha lavorato per trovare misure alternative ai ticket – Il meccanismo non funziona, ce ne vuole uno diverso. Ho proposto quello basato sulla franchigia”. Si tratterebbe di calcolare quanto può dare un cittadino alla sanità e fargli pagare fino a un certo numero di visite ed esami. Superata quella soglia otterrà prestazioni gratuite. “Per un sistema del genere – continua Balduzzi – ci vuole un Isee che funzioni. Abbiamo lavorato anche su questo ma sono necessarie delle modifiche”.

In tutta sincerità, ci chiediamo per quanto ancora la sospensione dei fondamentali diritti del cittadino e dell’individuo in generale, perché di questo stiamo parlando, possa essere tollerata, per quanto ancora, davanti ad un sistema che sta implodendo in se stesso, collassando sotto il peso schiacciante di una moltitudine di errori commessi, chi di dovere possa girarsi dall’altra parte o tapparsi gli occhi sperando che un fantomatico deus ex machina intervenga a risolvere la situazione.

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