Il caso del cavallo trovato in mare

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trovato ancora attaccato al calesse, il cavallo era stato lasciato affogare

Secondo le prime tesi si sarebbe trattato di un semplice incidente, l’animale sarebbe entrato in acqua per caso dalla spiaggia della Salera e avrebbe incontrato difficoltà motorie tali da non poterne più uscire.
L’ipotesi però non sembra reggere e ha destato il dubbio in molti, soprattutto in tutti quelli che conoscono bene il triste fenomeno delle corse clandestine, un vero e proprio business del mondo clandestino di Napoli e dintorni. Gli abitanti dei vari comuni interessati ne sono largamente a conoscenza, ci sono state denunce e anche servizi televisivi fatti al riguardo, ma il fenomeno non sembra aver trovato fine.

Le corse clandestine

Questa pratica clandestina si svolge in un territorio che comprende vari comuni della provincia di Napoli e non, partendo dalla costa di Torre Annunziata fino ad arrivare a Licola e Pozzuoli. Queste zone sono maggiormente sfruttate per “l’allenamento” degli animali, legati ai pesanti calessi guidati perlopiù da clandestini mossi dalla mano del crimine organizzato, che si interessano ben poco dello stato di salute e della sicurezza dei cavalli, ridotti a meri mezzi di guadagno facile.
Su questo litorale non è difficile assistere a corse che durano ore ed ore, in qualsiasi condizione atmosferica,a qualsiasi ora del giorno. Li si fa allenare in acqua per ore affinché migliorino la resistenza, e quando sono distrutti e sfiancati vengono abbandonati a morire ovunque si trovino. Anche le loro carcasse poi,molto spesso, sono accidentalmente “dimenticate” sulla costa; questo porta non solo ad uno spiacevole spettacolo per coloro che si trovino per caso a passare per quelle spiagge, ad uno sdegno da parte dell’opinione pubblica e dei cittadini commossi dalla situazione, ma anche ad un totale abbandono delle zone costiere della provincia di Napoli e Caserta.

Infatti queste zone sono considerate da tutti come inavvicinabili e impraticabili, nessun cittadino andrebbe mai a passare una giornata di mare anche solo in prossimità di questa zona. E così oltre a farci assistere ad un orribile prova di maltrattamento animale il crimine organizzato getta un altro strato di fango sul turismo della Campania, affetto da già altre gravi mancanze e problemi di cui purtroppo sentiamo parlare troppo spesso oramai. Zone che potrebbero portare ad un grande sviluppo economico e ad un fiorente via vai di visitatori, sono destinate a scenario di sfruttamento animale e inquinamento del paesaggio, facendo si che un’altra volta, i pregi e le meraviglie di Napoli e delle zone limitrofe siano macchiate indelebilmente.

Da napoletana e da italiana spero che l’opinione pubblica si mobiliti e che per una volta chi è al governo non resti a guardare i disagi di una città come non propri, ma come un cancro ad un organo vitale dell’intero paese che se non viene estirpato, non può far altro che dilagare.

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