From Farm to Freedom: liberiamo gli orsi della Luna

orsi della luna

orsi della luna

Ma qual è la vera storia degli orsi della luna?

farmCosa sono queste “fattorie della bile”? bisogna cominciare dall’inizio. L’orso dal collare, conosciuto scientificamente come orso tibetano e chiamato della luna, condivide il suo territorio con il panda gigante, e si può quindi incontrare in varie zone del continente asiatico, dalla Corea del Nord al Pakistan, dal Bangladesh alla Cina. È soprattutto in questo territorio, quello cinese, che questi imponenti animali hanno trovato i loro aguzzini. Già a partire dagli anni ’70 è pratica comune l’estrazione appunto della bile di questi esemplari, in quanto considerata ingrediente per la medicina locale. I cinesi, non smentendosi mai, hanno creato un vero e proprio business che si è poi espanso ad altri territori del sud-est asiatico. Hanno creato dei “luoghi di raccolta” della bile, catturando migliaia di esemplari e chiudendoli in delle gabbie dalle dimensioni allucinanti; è questo di sicuro uno dei primi motivi per cui i poveri orsi impazziscono, per la mancanza di spazio. bileSono spesso affetti da paralisi causata da deformazioni ossee dovute alla posizione in cui sono costretti per mesi e mesi. Le tecniche di estrazione della bile dalla cistifellea, lontane da qualsiasi norma igienica, avvengono attraverso cateteri di metallo che causano spesso gravissime infezioni che non vengono puntualmente curate. Gli animali d’altronde sono denutriti e i loro sistemi immunitari indeboliti per poter affrontare qualsiasi tipo di malattia.

L’orrore dell’uomo è la convinzione di essere l’unica specie vivente capace di nutrire sentimenti quali paura, o di essere depressi. Questi maestosi animali, privati di qualsiasi tipo di dignità, sono comuni alla pratiche autolesioniste; vogliono morire. Per questo vengono cavati loro i denti ed estirpati gli artigli. Decidono loro quando è arrivato il momento di andarsene, non hanno più nemmeno questa libertà.

Animal Asia Foundation

La cosa più brutta che riguarda questa vicenda, fino a 20 anni fa, era il silenzio. Non se ne parlava, l’Asia stava laggiù e l’occidente sembra non accorgersi dell’orrore. È proprio in questo clima, forse un po’ omertoso, che si alza una voce: è il 1993 e la prima persona a parlare pubblicamente e ad alzare la voce contro questa ingiustizia gratuita è Jill Robinson, stanca di sentir parlare del massacro. La donna inglese fonda l’ AAF (Animal Asia Foundation) che dal 1994 si occupa del salvataggio e del recupero e del reinserimento in natura degli orsi salvati tra Cina e Vietnam.

orsoIl progetto è infatti in espansione e mira alla conversione di una delle fattorie della bile in un centro di recupero, un’oasi naturalista insomma. From farm to freedom. Un progetto bellissimo che può realizzarsi solo partecipando alle loro battaglie,anche se da lontano, sostenendo e condividendo ogni piccolo passo fatto dall’associazione. Jill ha anche un blog dove poter seguire i cambiamenti e le novità riguardanti la battaglia.
Oggi molti media hanno iniziato a far sentire la voce raccontando l’orrore, e abbiamo potuto ammirare foto di orsi finalmente liberi che annusano l’erba per la prima volta o dopo svariati anni. Per far si che non si senta più parlare delle fattorie della bile (che ancora una volta sono definibili come lager, alla pari dello zoo mattatoio) bisogna agire, e smettere di fingere di non sapere. È una realtà, e la realtà può essere e deve essere cambiata.
• Cercate Animal Asia su facebook e su tutti i social network per diventare parte della lotta.

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