“Eva sarà il miracolo di qualcuno”: la figlia morirà ma la mamma ha scelto di farla nascere per donare gli organi

Seconda parte

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E’ una delle cose più potenti che io abbia mai sperimentato. Negli otto anni in cui siamo stati sposati (e 15 anni insieme) ho avuto molti momenti in cui fermarmi e pensare “Cavolo, ho sposato questa donna. Quanto sono fortunato.”. Ma questa volta è stato diverso. Mi ha colpito che non solo sono sposato con la mia migliore amica, ma con un essere umano davvero speciale. L’intero processo è stato duro, ma io lo dico come chiunque di voi che osservi dalla gradinata. Keri è stata in trincea tutto il tempo, sentendo ogni piccolo calcio, ogni singhiozzo e ogni movimento. Ogni istante di ogni giorno lei sapeva che stava portando in grembo una bambina che morirà. La schiena le fa male.I suoi piedi sono gonfi. Ha tutti i fantastici dettagli che caratterizzano la gravidanza. Ma la luce alla fine del suo tunnel di nove mesi si tramuterà in una oscurità mai vissuta prima in un paio di ore o di giorni dopo la nascita di Eva. Lei è quella che va incontro al post gravidanza – il suo latte, il recupero, etc. – ma senza alcun coccoloso, morbido e bellissimo neonato da guardare per ricordarle quanto ne sia valsa la pena.

Abbiamo fatto la nostra scelta di far nascere Eva per molte ragioni, ma la principale è donare i suoi organi. Non vi stiamo dicendo questo per diventare popolari o sentirci grandi. E’ sol un pratico finale che nelle nostre menti – prima ancora di veder nascere Eva e di riflettere su quanto avrebbe meritato di conoscere la sua mamma e il suo papà – ci dà un motivo per andare avanti. Donare è stata la prima cosa che Keri ha avuto in mente, accanto alla seconda, ovvero che abbracciare e baciare la nostra bambina sarà qualcosa che porteremo dentro per sempre, il dono che ha nel suo corpo è quello che conta davvero. Keri ha visto questo quasi istantaneamente. Quel bambino, Jarrius, che indossa una maglietta con scritto “Ci vogliono delle vite per salvare altre vite”. Non sono riuscito a smettere di pensare a lui tutto il giorno. C’è un’altra famiglia lì fuori che sta male e sta sperando in un miracolo per il proprio figlio, sapendo bene che per averlo sarà necessario che prima muoia un altro bambino. Eva può essere quel miracolo.

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