Discorso di Malala all’Onu: la bambina che combatte il terrorismo con quaderni e matite

Discorso di Malala all’Onu

Una pallottola le attraversò il cranio quando aveva 14 anni, oggi parla all’Onu

New York, 12 Luglio. Tutta la sua storia era già scritta lì, nel suo nome. Malala infatti significa ‘colei che conosce il dolore’ e questa bambina, che nel giorno del suo sedicesimo compleanno ha avuto l’onore di parlare all’assemblea generale delle Nazioni Unite, di dolore ne ha già visto tanto: a soli quattordici anni ha rischiato la vita, quando un proiettile le ha trapassato il cranio e il collo. Non una pallottola vagante, ma un colpo esploso volontariamente a pochi centimetri dalla sua testa, sullo scuolabus con cui Malala Yousafzai tornava a casa insieme alle sue compagne. Colpevole, secondo i Taliban dello Swat che hanno orgogliosamente rivendicato l’attentato di essere “un’apostata, un’infedele, una femmina oscena” –sic!

Il potere dell’educazione spaventa i Taliban

Era necessario sparare alla ‘femmina oscena’  perché non solo andava a scuola, ma era diventata famosa per il suo blog in urdu in cui rivendicava il diritto  allo studio per  tutte le bambine del Pakistan. Una giovane attivista molto pericolosa, perché, come spiega la stessa Malala “Il potere dell’educazione li spaventa.”
Dopo l’intervento d’emergenza che le ha salvato la vita e la lunga terapia di riabilitazione a Birmingham, dove vive con la sua famiglia, la piccola Malala riappare per la prima volta in pubblico nell’aula magna dell’Onu, che in suo onore ha istituito il ‘Malala-Day’, nella data del suo compleanno, 12 Luglio.
“ Ricordiamo una cosa”- precisa lei, in apertura del suo discorso-  “il Malala Day non è il mio giorno. Oggi è il giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza che hanno alzato la voce per i loro diritti.
Parla sicura, composta, decisa, con un autocontrollo e una determinazione eccezionali per una ragazzina della sua età: “I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati.”

Malala fa un appello ai governi per fare sì che l’istruzione sia gratuita e aperta a tutti

Una bambina minuscola, un metro e quarantacinque di statura, avvolta – significativamente- nel velo rosa di Benazir Buttho, la premier pakistana uccisa in un agguato, che tuona con forza sull’importanza dell’educazione e dell’istruzione, le sole armi per combattere una guerra contro il terrorismo: Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un’istruzione gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino.  Noi non possiamo avere successo se la metà del genere umano è tenuta indietro (…)Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l’arma della conoscenza e di farci scudo con l’unità e la solidarietà.

Seduti, tutti i rappresentanti delle Nazioni Unite applaudono ed annuiscono seri – come se noi potessimo vantarci in fatto di istruzione ed educazione.  Se allarghiamo lo sguardo al resto del mondo la situazione appare tutto meno che confortante: secondo l’ultimo rapporto dell’Onu, supportato anche dai dati di Save The Children oggi ci sono oltre 900 milioni di analfabeti, circa il 17% della popolazione mondiale; di questi oltre 110 milioni sono bambini, di cui il 60% bambine.
Ed è proprio alle donne che la piccola Malala si rivolge con forza: “Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. C’è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli uomini a difendere i loro diritti. Ma questa volta lo faremo da sole. Non sto dicendo che gli uomini devono smetterla di parlare dei diritti delle donne, ma il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere per se stesse.

Parole di una piccola donna ma taglienti come coltelli

Nelle parole di questa bambina minuscola, vestita di rosa, c’è una portata rivoluzionaria enorme. Una rivoluzione non violenta eppure dagli effetti dirompenti, tanto da aver da tempo messo in allerta i Taliban che hanno paura della maestrina con il gesso e la lavagna, perchè educherà delle bambine a diventare donne consapevoli dei loro diritti, spezzando l’oppressione maschilista. “Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne.” Insiste Malala  “Il potere dell’educazione, il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società. ”
Non stupisce che Malala sia la più giovane candidata della storia al Premio Nobel per la Pace, ma in qualche modo Malala ha già vinto: come David contro Golia, una ragazzina, armata solo della propria voce è stata in grado di terrorizzare chi basa il proprio potere sull’ignoranza e sul terrore.
Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa.”

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