La caccia

caccia

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Prima di tutto mi è parso giusto cercare una definizione ufficiale di caccia, e ho trovato questo:

La caccia è originariamente l’attività di predazione praticata dall’uomo, la pratica di catturare o abbattere animali, solitamente selvatici, in principio per l’approvvigionamento di cibo, pelli o altre materie, successivamente principalmente per altri fini: a scopo ricreativo, commerciale e per contenimento e gestione di una specie.

Quindi, secondo Wikipedia, originariamente la caccia aveva come scopo si l’uccisione e la cattura di animali solitamente selvatici, ma a puro scopo di approvvigionamento di cibi e materie di vario uso e necessità. Tutti abbiamo studiato storia e tutti abbiamo studiato,o almeno sentito parlare, della catena alimentare, del bisogno di cibo che spinge dalle origini dei tempi ogni specie, ivi compresa la specie umana, a procurarsi cibo con i mezzi più semplici disponibili, per puro istinto alla sopravvivenza.

Con il passare del tempo l’uomo ha mostrato maggiori capacità inventive e una, ahimè negativa, innata propensione a superare e sfruttare le altre specie animali, spesso non più per soli scopi nutritivi,ma anche per puro divertimento e come piacevole diversivo.

I risvolti negativi della caccia

Non voglio dilungarmi eccessivamente nel parlare della storia del mondo e il conseguente sviluppo della caccia, ma voglio concentrarmi sui risvolti negativi che questa pratica ha avuto e che purtroppo continua ad avere. Già dal Medioevo ci sono le prime testimonianze di come la caccia venisse considerata come uno sport dalle persone di un certo rango sociale, nobili e a volte persino dal clero.

Non è difficile leggere nei libri di storia, o nei romanzi scritti in secoli passati, di quanto il momento di caccia fosse un’occasione di aggregamento per le persone di più alto ceto, che approfittavano di queste occasioni per far sfoggio dei migliori cavalli, dei migliori cani e con il passare del tempo, dei migliori fucili.

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Concentrandoci ora sulla nostra epoca, sul fenomeno, appare evidente che l’unica distinzione possibile sia quella tra caccia per puro scopo ricreativo e quella tristemente nota con il nome di bracconaggio. Oggi giorno solo piccole etnie in alcuni paesi dell’Africa o dell’America del Sud la praticano ancora a scopo alimentare. La caccia a scopo ricreativo è proibita in moltissimi paesi a chi non abbia raggiunto la maggiore età ( ma negli Stati Uniti e in Canada è possibile già dai 16 anni) . Molti patiti della caccia sostengono che l’attività sia un modo di passare del tempo all’aria aperta per ricongiungersi con la natura, allontanandosi dalla calca e dal disordine delle grandi città. Questo sarebbe possibile naturalmente anche senza bisogno di sparare ed inseguire animali che vivono liberamente, ma questa è solo una mia opinione.

Molti sostengono anche il bisogno di cacciare, per potersi procurare carne libera da ormoni e più saporita di quella degli animali da allevamento. Spesso i cacciatori si riuniscono in gruppi e associazioni volte a tutelare il loro “diritto” alla pratica, in Italia per esempio esiste la FIDC, la federazione.

L’altra faccia altrettanto discutibile della caccia, il bracconaggio, è una vera e propria piaga che colpisce purtroppo le specie già più a rischio e deboli presenti sulla Terra, e che ha causato l’estinzione di animali che già molte generazione non possono nemmeno ricordare. Oggi giorno ci sono stime sempre più pessimiste riguardo la percentuale di specie a rischio, secondo la IUCN che si occupa ogni anno di tiare queste spiacevoli somme. Pare che circa un quarto delle specie di mammiferi e di uccelli sia a rischio di estinzione.

Il bracconaggio comporta la caccia di questi esemplari per scopo di lucro, il che lo rende un vero e proprio business di oggetti e prodotti provenienti dalla vendita illecita di parti del corpo di animali esotici. In passato il possesso di un tavolinetto di avorio, di una pelle di giaguaro o una pelliccia di visone, era simbolo di un certo status sociale. Con il passare del tempo questa credenza è andata sempre di più a scemare, a mettersi da parte, diventando invece simbolo di crudele mettersi in mostra. Però purtroppo non tutti sono di questa opinione e soprattutto non tutte le culture; molti ancora oggi vogliono sfoggiare una pelliccia di qualche animale esotico o avere un cimelio d’avorio in casa ( gli elefanti, per via delle loro zanne appunto, sono tra i più a rischio oggigiorno), e sono sempre numerosi quelli che credono che l’utilizzo di alcune parti di certi animali abbia un potere curativo o ancora peggio, magico.

La strage degli orsi della Luna, di cui ho già parlato, fa sempre più scalpore visto la richiesta che la medicina cinese fa della bile di questi poveri animali. Ma anche la strage dei rinoceronti, che rischiano ogni giorno di essere catturati a causa del loro corno che pare abbia poteri afrodisiaci se tritato. La lista potrebbe tirare all’infinito, e mentre la leggiamo, probabilmente, altre specie si aggiungono a questa red list che bisogna sfoltire e cancellare dai siti web al più presto possibile.

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